Avvegna ched el m'aggia più per tempo

author: Cino da Pistoia
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Avvegna ched el m'aggia più per tempo
per voi richesto Pietate e Amore
per confortar la vostra grave vita,
non è ancor sì trapassato il tempo
che 'l mio sermon non trovi il vostro core

piangendo star con l'anima smarrita,
fra sé dicendo: "Già sete in ciel gita,
beata gioia, com chiamava il nome!
Lasso me! quando e come
veder vi potrò io visibilmente?";

sì ch'ancora a presente
vi posso fare di conforto aita.
Donque m'odite, poi ch'io parlo a posta
d'Amor, a li sospir ponendo sosta.
Noi provamo che in questo cieco mondo

ciascun si vive in angosciosa noia,
ché in onne avversità ventura 'l tira.
Beata l'alma che lassa tal pondo
e va nel cielo ov'è compiuta gioia,
gioioso 'l cor for di corrotto e d'ira!

Or donque di che 'l vostro cor sospira,
che rallegrar si de' del suo migliore?
Ché Dio, nostro signore,
volse di lei, com'avea l'angel detto,
fare il cielo perfetto.

Per nova cosa onne santo la mira,
ed ella sta davanti a la Salute
ed inver lei parla onne Vertute.
Di che vi stringe 'l cor pianto ed angoscia,
che dovresti d'amor sopragioire,

ch'avete in ciel la mente e l'intelletto?
Li vostri spirti trapassar da poscia
per sua vertù nel ciel; tal è 'l disire,
ch'Amor lassù li pinge per diletto.
O omo saggio, perché sì distretto

vi tien così l'affannoso pensero?
Per suo onor vi chero
ch'a l'egra mente prendiate conforto,
né aggiate più cor morto
né figura di morte in vostro aspetto:

perché Dio l'aggia locata fra i soi,
ella tuttora dimora con voi.
Conforto, già, conforto l'Amor chiama,
e Pietà priega "Per Dio, fate resto!":
or inchinate a sì dolce preghera.

Spogliatevi di questa vesta grama,
da che voi sete per ragion richesto;
ché l'omo per dolor more e dispera.
Com voi vedresti poi la bella cera
se v'accogliesse morte in disperanza?

Di sì grave pesanza
traete il vostro core omai per Dio,
che non sia così rio
ver l'alma vostra, che ancora spera
vederla in cielo e star ne le sue braccia:

donque spene di confortar vi piaccia.
Mirate nel piacer dove dimora
la vostra donna ch'è 'n ciel coronata;
ond'è la vostra spene in paradiso,
e tutta santa omai vostr'innamora,

contemplando nel ciel mente locata.
Lo core vostro per cui sta diviso,
che pinto tene 'n sé beato viso?
Secondo ch'era qua giù meraviglia,
così là su somiglia,

e tanto più quant'è me' conosciuta.
Come fu ricevuta
da gli angeli con dolce canto e riso,
gli spirti vostri rapportato l'hanno,
che spesse volte quel viaggio fanno.

Ella parla di voi con li beati,
e dice loro: "Mentre ched io fui
nel mondo, ricevei onor da lui,
laudando me nei suo' detti laudati".
E priega Dio, lo signor verace,

che vi conforti sì come vi piace.



 
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